UNA LUNGA ATTESA - mini fashion tales - Liberamente ispirato alla collezione bambino di Giorgio Arma

Doveva essere tutto perfetto per quando sarebbero arrivati. Alice si era svegliata alla mattina ancor prima della tata che la domenica era solita chiamarla alle otto socchiudendo la porta e lasciando trapelare profumi adulti dalla cucina.
Alice si era alzata per prima perché era arrivato il Suo gran giorno e ogni cosa doveva essere pronta alla perfezione.
Si schizzò un po' d'acqua sul viso tamponando sapientemente con l'asciugamano, fermò la grande massa ricci con due pinze colorate pur sapendo che a domarli ci avrebbe pensato dopo la sua valida amica. Ora doveva essere comoda e libera di muoversi. Mise il suo vestitino di lana rosa il cui sfarfallio magico le avrebbe dato la giusta carica per il difficile compito mattutino e si avvicinò alla credenza.
Aveva studiato nelle settimane precedenti ogni mossa di quel regno: la cura e precisione della tata nel creare i manicaretti e la cortesia ed eleganza della madre nell'accogliere gli ospiti.
Si era esercitata per settimane allo specchio:
'Buongiorno, come state?' 'Le piacciono questi voulevant? Le piacciono? Oh, lei mi lusinga: farli è stato uno scherzo! Ha letto di quel tale, quel presidente... e delle sua povera moglie? Non si sa proprio più che fare in questo mondo…'
Aveva provato più e più volte i sorrisi, la manina destra tesa dolcemente in avanti tra lo stupore e l'adulazione seguite da un 'Ma no, che dite?'. Ripassava lo sguardo fermo di chi sta ascoltando un argomento importante ed è emozionato, il corpo che si ritrae per manifestare pudore e la risata argentina, sempre composta, naturalmente.
Oggi non avrebbe provato. Non c'era tempo, sarebbero arrivati molto presto, così era scritto sull'invito.
Vi aspetto per Colazione domenica alle 11.30, viale Maino 5, secondo piano.
Dove per Colazione, aveva imparato, non si intendeva la classica colazione di latte e cacao del risveglio: era un incontro tra una merenda e un pranzo meno elaborato.
Mentre attendeva i rumori della tata che l'avrebbero richiamata in cucina cominciò a prendere dalla credenza il servizio che le era stato regalato a Natale. Quattro piccole tazze bianche con farfalle rosa stilizzate, quattro piattini, cucchiaini con una farfalla in cima a ciascuno. Dispose su di un piccolo tavolo una tovaglia di un tessuto prestato dalla mamma su cui aveva attaccato piccoli strass neri che avevano anche ricamato il suo abito scelto appositamente per la grande occasione.
Prese poi un bicchiere color avorio e vi mise dentro dell'acqua. Vi pose dentro tre margherite e un tulipano nel mezzo che il giorno prima aveva acquistato insieme alla mamma all'angolo della via al ritorno da musica.
La tata la chiamò in cucina e Alice si avviò verso la sua piccola colazione trascinando con se tovaglioli e strass per terminare l'opera. Purtroppo non fu molto abile a farli rimanere intonsi e fu costretta a nascondere con astuzia tutte le macchie sotto i piccoli punti luce. Il danno scomparve.
Ora che la stanza era pronta mancava solo lei. Aveva già preparato un argomento per tema così da esser pronta a sostenere la conversazione qualora i suoi ospiti si fossero dimostrati intimiditi o annoiati.
Doveva solo ricordarsi di estrarre i biscotti dal suo forno mezz'ora prima del loro arrivo.
Tornò in stanza dove aveva disposto l'abito e le scarpine. Non era sicura della scelta, da una parte l'abito grigio dalla linea semplice stuzzicato da colate di strass, dall'altra un abitino a palloncino nero chiuso da un vezzoso nastro blu che finiva in un fiocco.
Decise per il primo abito: non avrebbe messo in difficoltà gli ospiti perché di forma semplice ma avrebbe fatto la sua scena sfavillante. Decise quindi per un paio di stivaletti neri in pelle e andò in bagno. Lì si trovava la tata armata di pettine e forcine che le ravvivò i capelli e con un fermaglio di strass preparato con Alice le fermò i ricci che ricadevano sugli occhi in cima alla sua testolina in un'incantevole onda dorata.
Ecco, era pronta. Niente trucco: lei era bella così, al naturale. Lo sapeva perché glielo dicevano tutti.
Le undici! Era giunta l'ora.
Estrasse i dolci dal fornetto e mise l'acqua della teiera. Il the l'avrebbe fatto scegliere agli ospiti poiché disponeva di una ricca varietà prestata dalla madre. Prese la sua borsetta d'argento e la mise su un mobiletto. Aveva spesso visto la madre avvicinarsi alla borsa per estrarre qualcosa e aveva pensato che quel movimento avrebbe potuto aiutare a spezzare una conversazione o a rilassarsi ogni tanto dallo stare seduta con i suoi ospiti.
Dlindlon!
Erano arrivati!
Alice avrebbe voluto correre verso la porta ma ricordò le movenze della madre in quel genere di contesto e, sebbene lo scatto dalla sedia fosse stato immediato e di un'energia poco 'signorile', al primo passo si era ricomposta in un portamento delicato ed elegante. Il cuore però le saltava nel petto e i suoi occhi e gli angoli della bocca verso l'altro tradivano la sua emozione.
Pochi secondi per arrivare alla porta le sembrarono infiniti e finalmente arrivò allo spioncino.
Guardò solo per scrupolo: erano Loro! E finalmente aprì la porta.
Un grande pacco bianco alto quasi come lei con un grande fiocco rosso troneggiava sul pianerottolo. 'Ben arrivati' disse sottovoce.
La tata la aiutò a prendere il pacco portarlo in camera, poi le venne chiesto gentilmente di andarsene: era la Colazione di Alice, il suo regalo di compleanno tanto atteso che mamma e papà avevano rispettato nel contenuto e nella forma.
Dalla porta i suoi genitori sentirono chiaramente la carta accartocciata, le accurate presentazioni, le sedioline spostarsi e il tintinnio delle tazzine...
Da quel giorno ogni domenica, per tante domeniche, Alice per Colazione non c'era per nessuno, se non per i suoi ospiti e la si poteva sentire dalla porta ridere, scherzare, raccontare meravigliose storie o suonare piccoli pezzi di musica riservati solo ai suoi piccoli preziosi amici.